Dopo aver ampiamente valutato e analizzato lo “stato problema” (si veda il Post n°14), occorre chiedere al cliente il suo “stato desiderato”.
Come vorrebbe che la sua vita fosse diversa ed accettabile per se stesso?
Si tratta di immaginare uno scenario possibile e sotto il suo controllo dove egli è protagonista.
In questo stato desiderato egli raccoglie i frutti del suo cammino dove si è allenato, ha messo in campo le sue risorse ed ha appreso le chiavi del suo successo personale.
Lo stato desiderato è il luogo della speranza, quel luogo caldo e accogliente dove il cliente sente di voler approdare per realizzare pienamente se stesso.
Per ognuno di noi lo stato desiderato è soggettivo ed è una visione, una meta a cui tendere per essere felici.
Una persona potrebbe ad esempio immaginare di stare bene col proprio partner, di avere una relazione stabile e soddisfacente.
Un ponte verso il futuro
Altre visioni del proprio futuro potrebbero riguardare un nuovo lavoro, una passione da concretizzare nel tempo libero, migliorare le proprie competenze relazionali e così via.
Si tratti di una relazione da ricomporre, di un lavoro da trovare, di diventare più intimo e spontaneo con le persone o di imparare ad esprimere il propri sentimenti, sarà uno stato desiderato da progettare e raggiungere insieme.
Ciò che separa le due funzioni (stato problema e stato desiderato) è il terreno del nostro lavoro, del sostegno e della guida attraverso il nostro metodo, l’ascolto e la competenza.
Il principio enantiodromico governa questo processo del cliente che oscillerà fra i due poli provando ora la paura di fallire ora il desiderio ardente di riuscire.
E’ compito del Counselor o del Coach sostenere la motivazione mediante azioni ed esercizi adeguati.