Qual è la tua vocazione? Dal latino “vocatio – onis” significa “invito, chiamata” e per ciascuno di noi ne esiste una?
Per convenzione e cultura siamo spesso portati a considerare che la “vocazione” di una persona rientri esclusivamente nel campo religioso.
Se ne parla cioè in termini di sacerdozio, celibato e matrimonio.
Seguendo invece le orme della filosofia e della psicologia umanista, scopriamo che il bisogno di autorealizzazione (al vertice della piramide di A. Maslow) va ben oltre il contesto religioso.
Essa si presenta con la stessa priorità e intensità del bisogno di sicurezza, di relazione, di fame, sonno e sete a tutti gli individui.
Nel dopoguerra vi era una maggior attenzione ai bisogni primari quali mangiare, avere un tetto sopra la testa, ricostruire un paese devastato…
Ora, invece, che viviamo nell’era dell’abbondanza, sembra che la mancanza di significato e di una propria vocazione sia all’origine di grandi mali quali l’ansia e la depressione.
Parlo anche per esperienza personale. Non voglio dire che siano mali nuovi, ma che la ricerca di senso e di scopi significativi nella propria vita sia oggi una sfida maggiore che non in passato.
Si avverte spesso il futuro non come promessa ma come minaccia, la cultura dominante è più di stampo economico che sociale.
Il sistema educativo è davvero pronto a scoprire e valorizzare le attitudini, le inclinazioni, le potenzialità, la vocazione di uno studente?
Cosa pensiamo della nostra cultura? Quali modelli virtuosi propongono oggi la televisione, i media o il web?
E’ a mio avviso dalle famiglie e dal sistema educativo che deve partire un’attenzione particolare ai giovani per favorire la libera espressione delle loro potenzialità, desideri e passioni.
Solo così si può essere in grado di scolpire una strada virtuosa verso la propria vocazione.
La vocazione appartiene ad ognuno di noi ed è un bene supremo!
La Vocazione e le 3 forme di felicità
Se guardiamo bene dentro di noi albergano varie forme di felicità (si legga il post 10).
Esse hanno a che fare con lo stare bene con noi stessi, le nostre decisioni, la nostra autonomia (gioia dell’essere).
Hanno a che fare con la capacità di influenzare l’ambiente in cui viviamo con azioni concrete, costruendo imprese piene di significato (gioia del fare).
Le vocazioni coinvolgono il mondo delle relazioni con le persone e favoriscono la costruzione di legami appaganti e soddisfacenti (gioia dell’amare).
La ricerca della nostra vocazione ha come presupposto la ricerca della nostra felicità dell’essere, del fare, dell’amare e può concretizzarsi in atteggiamenti e disposizioni che ci portino ad essa in tutte e tre le aree di autorealizzazione.
Vi sono inoltre dei campi simbolici particolari all’interno dei quali scegliere, per poterci esprimere pienamente.
Per esempio noi possiamo essere portati ed attratti dalla Scienza, dalle Tecnologie, dalla Spiritualità, dalla Cura delle persone in difficoltà, dall’Arte, dalla Comunicazione, dallo Sport e via dicendo.
In ognuno di questi ed altri cambi simbolici possiamo esprimere tutte le nostre potenzialità, allenarle per farle diventare dei veri talenti che ci permettano di provare gioia, soddisfazione e raggiungere quel grado di felicità a cui tanto aspiriamo.
La vocazione governa proprio il processo che mettiamo in atto per realizzarci pienamente come persone.
Più ci allontaniamo dai nostri scopi, fuori dai nostri campi simbolici, reprimendo le nostre potenzialità, più sentiremo dolore, ansia, depressione.
Più invece ci avvicineremo ai nostri desideri sensati e più essa si farà sentire!
E’ dunque importante e basilare che sin dall’adolescenza dopo aver fatto sperimentare, provare, testare un po’ di tutto al giovane, cominciare ad affinare la scoperta di ciò che lo entusiasma, lo appassiona e lo fa sentire realizzato veramente.
Su quale cavallo puntare?
In virtù di questa scelta, che può anche essere modificata in futuro, si può scegliere una scuola piuttosto che un’altra o i corsi migliori che preparino e assecondino questa passione.
Poi sarà un esercizio di miglioramento e autosuperamento continuo dove allenare il desiderio, le capacità e le competenze, corroborati dai risultati sempre crescenti.
Il compito del genitore e dell’insegnante sarà quello di un Coach che affianca, sostiene, domanda, chiarisce, pianifica e soprattutto allena alla felicità prima ed alla performance poi!
Conclusioni
Scoprire ciò che dà significato alla nostra vita è peraltro un compito che dobbiamo portare avanti anche con noi stessi, non solo con i giovani.
La responsabilità che abbiamo verso di noi, la cura per noi stessi si esprime proprio attraverso una ricerca costante di senso nel lavoro, nelle relazioni, nelle nostre passioni.
Cadere nella banalità e nel vuoto esistenziale è una trappola mortale dalla quale siamo chiamati ad uscire ad ogni costo, ad ogni sforzo.
A tal proposito concludo con una citazione di Pablo Neruda che mi piace molto e che recita:
“E’ per nascere che siamo nati”.
Buon Coaching Umanistico a tutti!