Cosa sono i paradigmi limitanti e come influenzano la vita delle persone? Esattamente come le convinzioni, essi agiscono come dei filtri potenti, guidando le nostre vite.
Ma procediamo per gradi.
Abbiamo detto che nel Counseling (come nel Coaching) si accompagna un cliente da una situazione percepita come limitante, in cui si manifesta un problema, verso uno stato desiderato, di apertura e risoluzione.
Definiamo appunto col termine “Stato Problema” il punto di partenza del nostro cammino col cliente.
Esso è ,per così dire, l’insieme delle sue concezioni, percezioni, emozioni e comportamenti che in quel momento storico non sono funzionali ad uscire da uno stato di crisi e malessere.
Questo insieme di fattori così organizzati nella vita di un individuo, sono la causa del mantenimento del suo problema.
Le fasi iniziali di un percorso di crescita personale, sono dedicate soprattutto ad approfondire questo tema.
Ci sono tanti modi di farlo fra i quali l’ascolto attivo ed anche con domande specifiche.
Ciò serve a comprendere a quale livello si manifesta il problema, da quanto tempo, con chi ed in quale contesto.
Uscire dal problema comporta un allargamento della percezione e della “mappa” di un individuo.
Occorre comprendere prima di tutto i suoi paradigmi limitanti, cioè quelle teorie, quel modello, quella filosofia di vita che per lui ha senso e che spesso mantengono in essere proprio il problema.
Esempi di paradigmi limitanti
Mi è di recente capitato di seguire una donna che era frustrata e arrabbiata per il fatto che il figlio adolescente non la ascoltasse mai.
Secondo lei la colpa era tutta del figlio, il quale, a detta sua, si disinteressava di lei, della famiglia, dello studio e dei suoi doveri di figlio: era un immaturo!
Il suo paradigma limitante consisteva nel pretendere di essere ascoltata, senza però prendere in considerazione come si stesse usando lei nella comunicazione e nella relazione medesima.
Era importante lavorare su aspetti sotto il suo controllo piuttosto che sulle sue aspettative.
Il paradigma limitante in questione era quello dello “scarto”. Il figlio veniva cioè definito per ciò che non faceva, i suoi limiti, le sue mancanze anzichè per le sue potenzialità! Era fondato sulla pretesa.
Quando si riscontrano e si osservano dei paradigmi limitanti nella vita di una persona, occorre saperglieli restituire affinché si possa almeno ipotizzare di poterli mettere in discussione.
Il lavoro fatto insieme, in questo caso, ha portato ad un miglioramento della comunicazione e ad un’assunzione di responsabilità da parte della donna.
Tramite le sessioni di Parent Coaching la cliente in questione, ha recuperato un buon margine di autonomia e di controllo su quelle che erano le sue pretese.
E’ riuscita a trasformare le sue pretese in semplici preferenze imparando ad attivare nuovi modelli di comunicazione funzionali al rapporto con suo figlio.
Ha imparato ad andare oltre il suo paradigma dello scarto, impegnandosi a valorizzare le potenzialità del figlio.
Il paradigma della psicoterapia
Per fare un esempio alternativo di paradigma limitante nelle discipline terapeutiche si pensi ad esempio a quello della psicoterapia.
Fino agli anni ’60 e ’70 il paradigma dominante della psicologia era quello di finalizzare il trattamento allo sviluppo delle capacità di adattamento al contesto.
Il contesto veniva considerato come dato immutabile, in tutti i suoi aspetti, sociali e valoriali. Qualunque infrazione che comportava malessere dipendeva da deficit o conflitti della persona e dunque dalle sue inadeguatezze.
In parole povere se il paziente non si conformava agli standard richiesti dalla comunità, era un disadattato!
Attualmente, con l’avvento della psicologia positiva e umanistica si sta prendendo in considerazione che l’uomo ha dei desideri, delle ambizioni.
Egli è mosso da un bisogno di autorealizzazione e felicità che spesso vanno oltre la dimensione di adattamento.
Per soddisfare questi bisogni occorre andare oltre la capacità adattiva, imparando a progettare e generare soluzioni personalizzate e originali.
Ciò si può fare allenando la creatività dell’individuo piuttosto che “riparando” le sue fragilità.
Anche questo è dunque un cambio di paradigma!
Riconoscere i nostri paradigmi limitanti
Durante la nostra vita, noi elaboriamo costantemente delle idee guida, delle concezioni, delle visioni filosofiche dell’esistenza.
La nostra vita nel concreto si manifesta come realizzazione di esse.
Non dobbiamo pensare però che queste concezioni siano sempre esplicite.
Spesso sono abbozzi, immagini, embrioni di idee, puzzle di pensieri, che pur nelle loro contraddizioni, incoerenze e incompiutezze guidano scelte e azioni.
Funzionano un po’ come un software nascosto.
Il paradigma è un modo di concepire la propria vita, se stessi, le relazioni che determina il modo con cui ci si rapporta alla realtà.
Esso condiziona implicitamente le nostre decisioni, i progetti, le scelte e le azioni concrete.
Nell’analisi di una situazione problematica è compito del Coach e del Counselor rintracciare i principali paradigmi limitanti attorno ai quali il cliente ha organizzato la sua vita.
Per valutare il nostro stato di benessere, potremmo porci le seguenti domande:
quali sono le filosofie che orientano la nostra vita privata e professionale, i nostri rapporti interpersonali?
Quali frutti raccogliamo dall’albero della vita?
Potrebbe essere utile, laddove sentissimo difficile uscire da alcune situazioni “bloccanti”, interrogarci sui nostri paradigmi dominanti.
Sarà sempre possibile analizzarli e metterli in discussione eventualmente per allargare le nostre possibilità di scelta e di azione.
Sarà così possibile, integrare nuove filosofie di vita più funzionali e realistiche per ciascuno di noi.